Racconti Mondiali – Corriere della Sera
Nils Liedholm, Pelé, Arthur Friedenrich, Carlos Caszely: sono solo alcuni dei protagonisti delle storie che i giornalisti del Corriere della Sera hanno voluto descrivere in Racconti Mondiali, la prima serie di podcast (dedicata alla Coppa del Mondo di calcio) che il quotidiano di via Solferino ha deciso di realizzare insieme a noi di Piano P.
Dal 5 giugno potrai trovare su corriere.it i primi quattro episodi, che naturalmente sarà possibile ascoltare anche su Apple Podcast, Spreaker e attraverso le principali app per la fruizione dei podcast. Altre quattro puntate (o forse anche cinque…) saranno disponibili dalla settimana successiva.
Il podcast è condotto da Tommaso Pellizzari, anima sportiva del sito del Corriere della sera. Insieme a Pellizzari, si alternano alcune delle firme più famose – Aldo Cazzullo, Mario Sconcerti, Marco Imarisio, Francesco Battistini, Gaia Piccardi e Paolo Tomaselli – nel racconto di grandi sportivi, uomini speciali e soprattutto momenti fondamentali della storia moderna.
di Aldo Cazzullo
Uno veniva dal luogo più freddo e asciutto del pianeta. L’altro da quello più caldo e umido.
Il bianco, come calciatore, era un campione a fine carriera. Il nero non aveva ancora 18 anni.
Uno non dribblava mai. Solo i suoi cani, per allenarsi. Il diciassettenne è stato il più formidabile dribblatore di tutti i tempi.
Lo svedese non era un grande amatore. Il brasiliano era invece inseguito dalle donne.
Prima di incontrarsi nella finale del Mondiale 1958, una cosa avevano in comune Nils Liedholm e Edson Arantes do Nascimento, detto Pelé: un incavo in una gamba, fratturata e mai ingessata.
di Mario Sconcerti
Storia di Arthur Friedenreich, mulatto atipico e dagli occhi chiari che non riuscì mai a partecipare a un Mondiale. Ma inventò da solo la differenza del calcio brasiliano.
Nel 1910, quando aveva 18 anni, il suo debutto fu come un’apparizione pagana: giocava un calcio che nessuno aveva mai visto, niente a che fare con quello dei marinai inglesi o con le mosse fisiche dei bianchi. Come scrisse Eduardo Galeano, «da Friedenreich in avanti, il calcio brasiliano, quando è davvero brasiliano, non ha angoli retti».
Eppure, la sua convocazione al Mondiale uruguaiano del 1930 sfumò per motivi banali, ma più importanti del numero smisurato dei suoi gol.
di Francesco Battistini
La partita suicida. La partita della vergogna. Non c’è frase fatta che racconti la guerra fredda del pallone che si combatté attorno allo spareggio che il 21 novembre 1973 assegnava un posto al Mondiale tedesco dell’anno successivo. Dopo l’andata a Mosca (finita 0-0), il generale Pinochet decise che il ritorno si sarebbe giocato all’Estadio Nacional di Santiago, dove da due mesi il regime che aveva rovesciato Salvador Allende torturava e imprigionava gli avversari politici. Breznev, allora a capo dell’Urss comunista, disse di no. La nazionale sovietica restò a casa. Ma il Cile scese in campo lo stesso.
di Tommaso Pellizzari
Fagner è un cantante brasiliano molto pop. Che però fin da bambino ha inseguito un sogno: diventare un giocatore professionista. Non ci è riuscito, per la gioia dei fan della sua musica. Ma, grazie all’amicizia con Socrates, durante il Mondiale spagnolo del 1982 almeno un piccolo pezzo di quel sogno è riuscito a realizzarlo. Quasi quanto quello (uguale e contrario) del suo amico Dottore, al quale evidentemente non bastavano le altre vite di medico e attivista politico: perché, in realtà, Socrates avrebbe voluto diventare un cantante.