Arianna Muti è la 27enne che ha sviluppato il primo algoritmo in grado di rilevare i tweet che contengono messaggi d’odio nei confronti delle donne. Oggi sta perfezionando quell’algoritmo con un dottorato di ricerca in linguistica computazionale. Una disciplina STEM a cui è arrivata dopo un percorso interamente umanistico. A farle cambiare strada, un piccolo fallimento con la lingua tedesca e la scoperta casuale di un campo di studi che l’appassiona.
Esistono molti incroci possibili tra lauree umanistiche e scientifiche. Ma per scoprirli bisogna coltivare la curiosità, seguire tutti i sentieri delle proprie passioni e magari cimentarsi con materie di cui non abbiamo mai sentito parlare nei percorsi che abbiamo scelto. È così che Arianna ha scoperto il suo daimon, la sua vocazione.
Eppure, a dispetto dei successi ottenuti, l’avere intrapreso una carriera nel mondo informatico, arrivando da una laurea in Lingue, porta Arianna a soffrire della Sindrome dell’impostore. Secondo Sandi Mann, autrice di un libro sull’argomento, la Sindrome dell’impostore è la discrepanza tra gli ottimi risultati ottenuti e la convinzione di non esserne all’altezza. Ma il fatto che si chiami sindrome non ci deve far credere che vada necessariamente curata. L’insicurezza, insomma, può essere una leva di miglioramento e di confronto con i colleghi. Ed è quello che diventa per Arianna, una volta che ha imparato a non lasciarsene sopraffare.