2. Parole fluide: il linguaggio delle identità
2. Parole fluide: il linguaggio delle identità
Il termine cisgender è entrato nel vocabolario Devoto-Oli solo nel 2020, a cinque anni di distanza dal suo inserimento nell’Oxford Dictionary tra le parole nuove. Recuperato il ritardo, indica anche in italiano qualcuno la cui identità di genere corrisponde al sesso biologico. E come queer, gender-fluid, non binary, LGBTQIA+, racconta in che modo, oggi, parliamo di identità e di sessualità: un modo profondamente diverso rispetto solo a pochi anni fa, quando era abituale usare espressioni offensive come “invertiti” o “terzo sesso”, prima dell’avvento di “capovolti” (un termine inventato da Gio Stajano) o “gay” (eco dei moti di Stonewall) e della nascita del Movimento Fuori.
L’evoluzione di questi tempi, però, è avvenuta non senza difficoltà e incomprensioni, che nascono dall’incapacità di pensare un mondo privo di confini, “fluido”. Un aggettivo che le ultime generazioni, in particolare la Generazione Z, rivendica come proprio, sfidando il significato e i tradizionali vincoli di genere.
Ne abbiamo parlato con: Jonathan Bazzi, scrittore, finalista al Premio Strega 2020 con Febbre; Vittoria Paglino, regista e documentarista, autrice di un progetto visivo su Instagram che tenta di analizzare il li linguaggio intorno ad amore e sesso; e Dario Alì, direttore di Kabul Magazine.
La serie è prodotta da Piano P con il sostegno di N26, la banca per smartphone.