Stiamo vivendo un momento di transizione profonda e, per questo drammatica, soprattutto nei suoi risvolti sociali e ambientali. La pandemia ha indotto e più spesso imposto un cambiamento di alcuni elementi base della civiltà occidentale che coinvolgono la relazione tra individui e comunità, a cominciare dall’uso degli spazi nelle nostre case. È una prospettiva molto eccitante per l’architettura e per la nostra cultura in generale, ma anche una grande responsabilità.
Dopo aver analizzato in questa serie tanti aspetti – dalle abitazioni ibride e flessibili al recupero dei borghi spopolati – nell’ultimo episodio cerchiamo di capire quanto gli ultimi due anni hanno influito sull’idea di progetto e sull’uso degli spazi pubblici e privati. A partire dal rapporto con l’ambiente circostante.
«Io credo che oggi sia un imperativo cercare nuove forme per integrare naturale e artificiale», dice Carlo Ratti, direttore del Senseable Lab del MIT di Boston e uno dei progettisti italiani più noti a livello internazionale. Insieme a lui intervengono in questo ultimo episodio della serie: Maria Claudia Clemente, che si occuperà della copertura della pavimentazione del Colosseo dopo aver ideato il Centro Espositivo MAST a Bologna, e Michela Bassanelli, curatrice di due importanti raccolte di saggi sull’abitare dopo il Covid.