Si chiama il Postcast ed è il podcast de ilPost.it. Lo abbiamo prodotto noi di Piano P con i giornalisti della redazione di uno dei siti di informazione quotidiana più seguiti e apprezzati. E ne siamo orgogliosi.
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Del grande caso di Cambridge Analytica, la società americana accusata di aver usato in modo scorretto dati personali raccolti da Facebook e di aver interferito con le elezioni in Paesi democratici di mezzo mondo, ci sono diversi aspetti inquietanti e un po’ preoccupanti. In questi giorni se ne è però spesso parlato con qualche allarmismo di troppo, annebbiando i confini di questa storia e perdendo di vista i suoi punti fermi. In questa puntata proviamo a ripartire dall’inizio, a spiegare cosa sia questa Cambridge Analytica e in cosa consistano davvero le accuse di questi giorni. E poi: che ruolo ha avuto Facebook in questa storia? È il colpevole, o la vittima? E poi, facendo un ulteriore passo avanti (o indietro): tutta questa vicenda ha avuto davvero a che fare con l’elezione di Donald Trump?
C’è un’altra grande storia che questa settimana ha avuto uno sviluppo notevole, che potrebbe dirci molto di come sarà fatta l’Europa nei prossimi anni. L’Unione Europea e il Regno Unito hanno firmato una bozza di accordo su Brexit e si parla di come cambieranno commercio, confini, cittadinanza e trattati internazionali. Tutto bene, sembrava: ma nel Regno Unito non sono tutti contentissimi di come è stata risolta la questione dei – ehm – pesci. Se volete saperne di più, trovate tutto qui.
Questa – almeno per ora – sarà l’ultima puntata del Postcast. Prima di salutarci, quindi, torniamo alla prima puntata e chiudiamo il cerchio. Vi ricordate la storia dell’uomo a processo a Palermo con l’accusa di essere un’altra persona? C’è stata una nuova importante udienza del processo e si è fatto vivo anche l’altro uomo, quello che i magistrati italiani sono convinti di aver già arrestato.
Roman Riquelme, fortissimo centrocampista argentino dei primi anni Duemila, aveva uno strano modo di giocare. Toccava la palla una volta, faceva la giocata decisiva, e poi smetteva di correre per il resto della partita, come se non avesse più voglia. Faceva così – racconta Paolo Condò – perché aveva imparato a giocare sui campetti di San Fernando, dove se si voleva vincere di più e portare a casa qualche soldo bisognava restare dal mattino fino alla sera. E quindi: una giocata decisiva, e poi risparmiare le energie.
Oggi i campetti che contano di più non sono in Argentina e in Brasile, ma nelle periferie delle grandi città europee, Parigi prima di tutte. Da lì arrivano alcuni dei calciatori più forti che vedremo ai prossimi Mondiali, cresciuti giocando su campi di cemento, insieme a ragazzi più grandi e grossi, con regole da strada. E che siano cresciuti così, si vede.
E poi, in questa puntata, si discute di sesso e di come sia cambiato il modo in cui ne parliamo rispetto a 50 anni fa: quando per la prima volta, coraggiosamente, qualcuno chiese alle italiane e agli italiani che rapporto avevano loro con quella cosa lì di cui era meglio non parlare in pubblico. Si parte da un vecchio libro ritrovato, pieno di storie che dicono molto di come eravamo, e si arriva a un altro libro che, forse, ci dice come saremo.
Non sappiamo ancora che governo produrranno – e se lo produrranno – le elezioni politiche del 4 marzo, ma sappiamo che hanno messo l’Italia nel grosso gruppo di nazioni europee in cui i partiti tradizionali di sinistra e di centrosinistra sono stati sconfitti e marginalizzati, dopo la Germania, la Francia, i Paesi Bassi, per esempio. La crisi della sinistra italiana, di cui sembra si parli ininterrottamente da trent’anni, ha le sue peculiarità nazionali, ma ha anche molti importanti tratti comuni con la crisi più globale dei partiti progressisti, che trovano sempre più difficoltà nel rappresentare il loro elettorato di riferimento – le persone che lavorano – in un mondo e in un’economia completamente diversi da quelli di trent’anni fa. Esiste un modo per rappresentare i più deboli e chi ha più bisogno di protezione senza mettere in discussione la globalizzazione? Esiste un modo per rappresentare i ceti meno istruiti senza allo stesso tempo rinunciare alla promozione dei diritti degli immigrati, delle donne, degli omosessuali?
Ci siamo, quindi: dopo una lunga ed estenuante campagna elettorale, domenica 4 marzo andremo a votare per le elezioni politiche con un nuovo sistema elettorale e prospettive molto incerte per la composizione del futuro governo del Paese. In questa terza puntata parliamo innanzitutto di come si vota e del funzionamento del “Rosatellum”, cioè del nuovo sistema con cui i nostri voti saranno convertiti in seggi parlamentari; e poi parliamo di quello che succederà dal 5 marzo in poi, e quindi dei possibili scenari futuri per la composizione del governo. Compreso lo scenario in cui, beh, torniamo subito a votare.
Non parleremo solo di politica, però, perché la notte tra il 4 e il 5 marzo le elezioni non saranno l’unica storia da seguire: a Los Angeles saranno assegnati gli Oscar, i premi più famosi e importanti del cinema mondiale, durante una serata che in passato ha fornito moltissimi momenti da ricordare. E parliamo di come ha fatto la Norvegia – un Paese di appena cinque milioni di abitanti – a vincere le Olimpiadi invernali di Pyeongchang stracciando nazioni ben più attrezzate e popolose.
Partendo dai fratelli Winklevoss – di cui forse vi ricorderete per il film The Social Network – nella nuova puntata del Postcast spieghiamo cosa sono i bitcoin, da dove arrivano, quanto valgono e soprattutto perché valgono qualcosa. Come è possibile che cinque anni fa un bitcoin valesse 13 dollari e ora ne valga più di 10.000? È solo una gigantesca bolla? E c’è qualcuno che davvero, con questa cosa, ci si è arricchito? È una storia complessa, in cui c’entrano una pizza pagata molto cara, il rapper 50 Cent e un tizio disperato che cerca un vecchio hard-disk in una discarica. E poi si parla di sondaggi politici – anche se non ne vedete più da una settimana, continuano a essere diffusi con bizzarri travestimenti – e di moda: perché tra le aziende di moda ce n’è una che va più di moda delle altre. Ed è italiana.
«Questo non è il mio nome, questo non è il mio cognome. Questa non è la mia identità». Da due anni un uomo si trova in carcere a Palermo con l’accusa di essere uno dei più pericolosi trafficanti di esseri umani, ma secondo molte credibili versioni è vittima di uno scambio di persona. La sua storia e la storia del suo processo raccontano molto sull’Italia, sulla giustizia, sull’antimafia, sull’immigrazione, sul giornalismo.
Nella prima puntata del Postcast, però, non si parla solo di questo: Gabriele Gargantini, della redazione del Post, racconta le cose da sapere su alcuni film importanti e attesi che escono proprio in questi giorni.
Abbiamo deciso di partire con otto puntate settimanali (usciranno ogni venerdì a mezzogiorno), per vedere l’effetto che fa. E soprattutto per capire se, oltre agli ascoltatori (che ci auguriamo siano tanti), ci sono anche aziende interessate a sostenere questo che è qualcosa di più di un esperimento: se credi che la tua sia quella giusta, scrivi a pianopitalia@gmail.com.
Faremo ascoltare alcune delle storie del Post – i tipici “spiegoni” che sono diventati un format per molti giornali e siti di informazione, con interviste originali e inserti audio, e poi alcune delle rubriche più seguite – dando voce anche ai redattori (a proposito, scopri di chi è quella che annuncia la sigla).
Le prime tre puntate sono state realizzate con il contributo di SecondChef. Clicca sul banner qui sotto: creando il tuo box, fino al 21 marzo 2018 potrai ricevere uno sconto di 20 euro utilizzando il codice coupon POSTCAST.