Dopo mesi di stop forzato in quasi ogni parte del mondo, il calcio prova a ripartire, tra mille tutele e senza pubblico, anzi con i volti dei tifosi fotografati su sagome di cartone per dare la sensazione delle tribune piene. Per un po’ ci accontenteremo di assistere alle partite in tv e di tornare in palestra, pochi per volta e a distanza di sicurezza, ma nel frattempo ci interroghiamo su come potrà essere domani lo sport: con meno soldi e meno passione o magari con un po’ di spirito critico in più verso campioni fin troppo idolatrati? Lo abbiamo chiesto a Paolo Condò nel sesto episodio di Domani, il podcast prodotto con il sostegno di Rum Zacapa per capire, insieme con otto scrittori, artisti e creativi, come saremo quando questa pandemia sarà finita.
Prima di diventare opinionista di Sky Sport, Paolo Condò è stato un grande narratore di luoghi ed emozioni legati allo sport, ambito capace da sempre di sostenere, rafforzare o rifondare l’identità collettiva. Senza le partite, però, i calciofili hanno avvertito la mancanza di quel sistema di valori e di riti che ruotano attorno al pallone e si preparano a un «day after» con ingressi scaglionati, capienze ridotte e obbligo di rimanere seduti per tutti. Gli stadi semivuoti perderanno la loro sfumatura romantica?
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