Il governo statunitense potrebbe nominare un procuratore speciale per indagare sulla Fondazione Clinton e sul presunto scandalo dell’uranio venduto alla Russia, che è uno scandalo che non ha fondamento. Questa storia – così come quella di Roy Moore, candidato al Senato per i Repubblicani e accusato di molestie su minori – aiuta a capire un aspetto centrale della politica statunitense contemporanea, che spiega quasi tutto il resto: un fenomeno storico che comincia venti anni fa e che ha portato nel tempo a una polarizzazione dell’elettorato senza precedenti.
Questo è l’argomento della 21a puntata della seconda stagione di Da Costa a Costa, il viaggio che Francesco Costa sta compiendo da circa due anni e mezzo nell’America che ha eletto Donald Trump come suo presidente. Puoi ascoltare la puntata su Apple Podcast (dove puoi iscriverti e lasciare la tua recensione) oppure cliccando sul visore di Spreaker qui sotto, oppure ancora attraverso le app più diffuse per iOS e Android.
Questa puntata è stata realizzata con il contributo di basicomo, Composition Book fatti a mano in Italia, subito disponibili su basicomo.com. E con il sostegno di Barracuda Shoes.
Di seguito, le traduzioni in italiano degli inserti audio contenuti nella puntata.
Hillary Clinton gave 20 Percent of United States’ Uranium to Russia in Exchange for Clinton Foundation Donations? (Snopes, 16/11/2017)
Donald Trump: Avevamo Hillary Clinton che dava alla Russia il 20% dell’uranio del nostro Paese. Sapete cos’è l’uranio, no? È questa cosa chiamata armi nucleari e altre cose… come un sacco di cose sono fatte con l’uranio, comprese alcune brutte cose… Hillary ha fatto un accordo sull’uranio con la Russia, nessuno ne parla mai.
Giornalista Fox News: Il 20% dell’uranio americano. Mai nessuno… Non lo abbiamo mai approfondito.
Anderson Cooper, giornalista CNN: Donald Trump sta twittando su Hillary Clinton e gli accordi sull’uranio.
Telefonata dal Maryland: il 20% dell’uranio degli Stati Uniti.
Telefonata dall’Ohio: Il 25% del nostro uranio dato via da Hillary.
Telefonata dalla Florida: Hillary ha venduto l’uranio a Putin.
Louie Gohmert, deputato repubblicano del Texas: Tipo il 25%.
Giornalista Fox News: Hillary Clinton e suo marito stanno incassando.
Joy Reid “demolisce” una giornalista conservatrice (MSNBC, 29/10/2017)
Quello di cui sta parlando è un accordo che nove membri del Cephas, il Comitato governativo, hanno approvato all’unanimità, nessuno dei quali era Hillary Clinton. C’è un finanziatore che ha fatto autonomamente donazioni a Hillary Clinton in un momento in cui lei non era Segretario di stato. Le due cose non si incrociano, non hanno alcuna relazione l’una con l’altra. I membri del Cephas sono stati molto chiari sul fatto che Hillary non avesse nulla a che fare con l’approvazione di quell’accordo. Avrebbe dovuto costringere altre otto persone per far sì che approvassero all’unanimità l’accordo e in ultima battuta il presidente degli Stati Uniti sarebbe potuto intervenire se avessero notato qualche problema. I membri del Cephas dicono che se ora avessero dovuto approvare quell’accordo lo avrebbero fatto all’unanimità. In realtà, non c’è nulla di controverso che riguardi l’accordo. L’unica ragione per cui stiamo parlando è perché, per sua stessa ammissione, e trovo che sia molto onesto, il RNC vorrebbe che ne parlassimo ora.
Shep Smith (Fox News, 14/11/2017)
L’accusa si basa sull’assunto che il segretario Clinton ha approvato la vendita. Non lo ha fatto. Un comitato di nove persone ha valutato la vendita, il presidente ha approvato la vendita. La Nuclear Regulatory Commission e altri dovevano dare i permessi e nessuna quantità di uranio è stato esportato per essere utilizzato dagli Stati Uniti in Russia. Questo è Uranium One.
Anderson Cooper 360° (CNN)
Altre novità arrivano dall’Alabama. Questa sera due nuove accusatrici si sono fatte avanti, lo riporta il Washington Post tra le notizie principali. Altre due donne descrivono di aver ricevuto proposte indesiderate da Roy Moore in un mall dell’Alabama.
Mc Connell on Moore: I believe the Women (AP, 13/11/2017)
Domanda: Sta chiedendo al senatore di ritirarsi dalla corsa per il Senato?
McConnell: L’ho fatto. Credo che dovrebbe farsi da parte.
Domanda: Stava incoraggiando una candidatura extra del senatore Strange?
McConnell: È un’opzione che stiamo valutando. Che sia lui o no, ci interessa che qualcuno concluda la campagna positivamente.
Domanda: Potrebbe essere il senatore Strange?
McConnell: Vedremo.
Domanda: Lei crede che queste accuse siano vere?
McConnell: Io credo a (quello che hanno detto) le donne, sì.
Inviata della ABC per le elezioni in Alabama
Conduttrice (Pat): Lauren Walsh, reporter politica di ABC 33/40, ha trascorso un po’ di tempo con molti elettori nella contea di Shelby. Ora è in diretta da Columbiana, la città del capo del comitato elettorale di Moore, Bill Armistead. Lauren, cosa ti hanno detto gli elettori?
Lauren Walsh: Pam, gli elettori qui a Columbiana mi hanno detto che sono rimasti al fianco di Roy Moore. Dicono che le accuse riportate dal Washington Post non sono vere e che hanno intenzione di votare per Roy Moore il 12 dicembre. Non siamo riusciti a trovare un elettore che abbia detto di credere alle accuse. Abbiamo anche parlato con l’analista politica Natalie Davis e ci ha detto che Moore prenderà fra il 35 e il 40% dei voti dell’Alabama, a prescindere da tutto. Elettori, come i coiugi Fluker (che abbiamo intervistato) rimarranno dalla sua parte.
How social media filter bubbles work (CNN, 19/12/2016)
È nella natura umana. Ci circondiamo di persone che sono d’accordo con noi. E Internet ha reso tutto più semplice per molti. Twitter è un luogo in cui le opinioni esistenti vengono spesso rafforzate senza che ce ne rendiamo conto. Molti di noi scelgono di vivere in una stanza dell’eco, un luogo dove può sembrare che tutti sulla Terra siano esattamente come noi. E Facebook? Beh, Facebook si spinge ancora oltre. Naturalmente puoi nascondere i tuoi post stupidi, ma Facebook in effetti lavora molto per te, dietro le quinte. Sa cosa ti piace e su cosa lasci i tuoi commenti, quali marchi segui, quali annunci attirano la tua attenzione, gli eventi a cui partecipi e le pubblicazioni che leggi. Facebook usa tutti quei dati per alimentare i suoi algoritmi, e quegli algoritmi scelgono quello che tu vedi. E se sai cosa guardare, puoi in effetti vedere quello che Facebook pensa che ti piaccia – i tuoi interessi, i tuoi hobby e anche le tue opinioni politiche. Il risultato è ciò che si definisce come filter bubble, la bolla dei filtri, in cui la timeline è costituita dalle opinioni che condividi. Facebook in realtà guadagna denaro dalla conoscenza di quelle cose: vende e la tua filter bubble agli inserzionisti pubblicitari. Questi inserzionisti pagano di più per mostrare i propri prodotti alla gente che potrebbe comprarli. E se vedi cose che ti piacciono, passerai più tempo su Facebook, vedrai più pubblicità e consentire all’azienda di fare più soldi. Se questa bolla ci tenga più informati, è una domanda difficile a cui rispondere, specie se la tecnologia cambia così velocemente. Ma una cosa è certa: quella tecnologia ha il potere di renderci più connessi o più isolati che mai.