Per gli appassionati del basket NBA ci sono due date che non si potranno più dimenticare: 26 giugno 2006, Andrea Bargnani diventa la prima scelta assoluta dei draft; 16 giugno 2014, Marco Belinelli è il primo italiano a vincere il titolo, con gli Spurs. Ma prima di loro, molto prima dei successi di Ettore Messina con San Antonio e dei numeri di Danilo Gallinari a New York, Denver e Los Angeles, c’è una lunga storia che pochi conoscono. Comincia una notte del 1950, al Vigorelli di Milano, passa attraverso l’esplosione dell’NBA in Italia grazie alle telecronache di Dan Peterson e arriva fino al debutto di Vincenzo Esposito a Toronto nel 1995.
Queste e molte altre vicende incredibili e sconosciute sono state raccontate nella prima stagione di Basket Classico, una produzione di Piano P. In otto puntate, Luca Chiabotti – che è stato per oltre 25 anni la prima firma del basket sulla Gazzetta dello Sport – ha ricostruito i veri rapporti tra la pallacanestro italiana e la NBA insieme con Federico Buffa, Flavio Tranquillo, Dino Meneghin e molti altri.
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Nell’ottobre del 1987, l’invincibile armata del basket italiano, l’Olimpia Milano allora sponsorizzata Tracer, che aveva da poco conquistato tutti e quattro i trofei nazionali e internazionali della stagione, viene invitata al primo torneo ufficiale tra franchigie NBA e squadre del resto del Mondo, il McDonald’s Open di Milwaukee. Per molti italiani, la storica sfida tra la Milano di Dino Meneghin, guidata in panchina da Franco Casalini, e i Milwaukee Bucks è semplicemente un’amichevole, ma non per i giocatori americani della Tracer – soprattutto Bob McAdoo – che vogliono dimostrare di poter ancora competere con i colleghi del campionato più bello e ricco del mondo.
Da quella partita, il muro tra dilettanti e professionisti, eretto agli albori del gioco, comincia a crollare: cinque anni più tardi, ai giocatori della NBA sarà consentito di partecipare all’Olimpiade di Barcellona con il famoso Dream Team, e anche gli italiani potranno finalmente tentare la fortuna dall’altra parte dell’oceano senza più paura di ritorsioni da parte della federazione nazionale. I primi due pionieri si chiamano Stefano Rusconi e Enzo Esposito: per il primo l’esperienza americana dura pochi attimi, Esposito invece convince sulle sue qualità la squadra che lo ha preso, i Toronto Raptors.
Siamo arrivati così al 1995: dalla prima esibizione degli Harlem Globetrotters a Milano al debutto di un italiano tra i pro’ sono passati 45 anni, e quello che è successo in mezzo è la storia, spesso dimenticata o sconosciuta, che Basket Classico ha raccontato nelle otto puntate della prima stagione che si conclude qui.
Ha soltanto 22 anni e una sola stagione alle spalle nella NBA, ma nessuno tra coloro che lo hanno visto giocare a Trieste nell’estate del 1985 ha più un dubbio: Michael Jordan diventerà il più grande fenomeno cestistico di tutti i tempi. Non solo in campo ma soprattutto al di fuori. Lo raccontano Federico Buffa, Guido Bagatta e il “suo” playmaker di quella esibizione italiana con la maglia della Stefanel, Chicco Fischetto, grande beneficiario delle prime Air Jordan, le scarpe che hanno cambiato il mondo del marketing sportivo.
Ormai l’Italia è pronta per il grande salto nella NBA. Nel 1986 l’azzurro Gus Binelli viene scelto al secondo giro dagli Atlanta Hawks che gli offrono un contratto: potrebbe diventare il primo italiano tra i professionisti, ma l’ultimo colpo di coda del vecchio sistema gestito dalle federazioni lo priverà di questo primato, con la minaccia di assurde ritorsioni. L’Italia dovrà quindi aspettare altri 9 anni per ammirare finalmente su un campo della NBA un proprio giocatore.
Nel 1981, per la prima volta, un campione NBA di prima grandezza come Julius Erving si esibisce in Italia, contro il Billy Milano, davanti a 12mila persone. Dopo aver visto dal vivo le sue schiacciate spettacolari, nulla sarà più come prima sia per i giocatori italiani, a partire da Dino Meneghin, sia per gli spettatori, tra i quali all’epoca un giovanissimo Flavio Tranquillo.
Grazie allo spettacolo regalato al palazzone di San Siro da Doctor J, l’anno successivo molte selezioni formate da professionisti NBA vengono in tour nel nostro Paese. Ma bisogna aspettare il 1984 perché accadano due eventi davvero storici: la prima sfida tra una vera squadra NBA, i Seattle Supersonics, e un club di serie A, la Benetton Treviso, e l’organizzazione in Italia del primo torneo Open al quale partecipano Phoenix Suns, New Jersey Nets, Milano, Varese e Virtus Bologna. Da quel momento, la Federazione Internazionale e la NBA smettono di ignorarsi e ostacolarsi, e questo accade grazie a Toto Bulgheroni, ai tempi presidente di Varese. Insieme a lui, c’è Cecco Vescovi, allora ventenne promessa del basket italiano, a raccontare quello storico impatto con i giocatori più forti del mondo.
Nel gennaio del 1981, una partita NBA viene trasmessa in televisione per la prima volta in Italia. Si tratta di Boston Celtics-Los Angeles Lakers, e al microfono debutta Dan Peterson, all’epoca allenatore dell’Olimpia Milano. Il modo in cui Peterson intrattiene i telespettatori è unico, rivoluzionario, e diventa uno dei motivi principali del grande successo del basket americano in Italia.
Passano anche tre settimane da quando una partita viene disputata in America alla sua trasmissione prima su PIN-Prima Rete Indipendente e poi su Canale 5. Quel lungo processo vede impegnati due personaggi ormai noti in questo podcast: uno è Andrea Bassani, che sarebbe poi diventato direttore di Tele+ e manager di Euroleague dalla sua fondazione; l’altro è Flavio Tranquillo, oggi il più celebre e apprezzato dei telecronisti italiani. Entrambi sono protagonisti di un altro evento oggi inimmaginabile per la sua portata: l’NBA Camp, diretto dallo stesso Dan Peterson. Alcuni dei più grandi giocatori dell’epoca, da Julius Erving a Isiah Thomas, e dei più famosi allenatori americani trascorrono l’estate insegnando la pallacanestro ai ragazzi italiani.
Alla fine degli anni Settanta, la nascita della rivista Superbasket apre nuovi orizzonti per gli appassionati del basket NBA. Il direttore Aldo Giordani dà ampio spazio ai giovani che vogliono scrivere di quel mondo lontano, e due di loro, arrivati tra i primi a collaborare, ancora oggi rappresentano un punto di riferimento per chi segue lo sport Usa: sono Federico Buffa e Guido Bagatta, due grandi personaggi televisivi e radiofonici.
È proprio Buffa a raccontare in prima persona del suo primo articolo pubblicato da Superbasket, dei viaggi avventurosi negli Stati Uniti e della sua prima telecronaca. Bagatta, invece, ricorda l’idea geniale che gli ha spalancato le porte della televisione: un tour nei cinema italiani per mostrare per la prima volta al grande pubblico le immagini del basket americano. Un successo travolgente.
La Storia è fatta anche di occasioni perse. Come quella di cui è stato vittima Dino Meneghin. Il più grande giocatore italiano della storia del basket viene scelto nel draft NBA del 1970 dagli Atlanta Hawks, con il numero 182. Nessuno però glielo dice, e forse è anche una fortuna: nel ventennio successivo, infatti, Meneghin sarà uno dei maggiori protagonisti della pallacanestro europea.
Sempre nel 1970, Sandro Gamba va al seguito dei New York Knicks, durante la loro prima storica finale vinta contro i Los Angeles Lakers di Wilt Chamberlain. Qualche anno più tardi, un giovane giornalista italiano mette a segno l’intervista del decennio con Kareem Abdul Jabbar. E nel 1979 viene giocata a Milano la prima sfida italiana tra due rappresentative di All Stars della NBA. tra cui anche il mitico Elvin Hayes. A migliaia di appassionati, però, l’esibizione dei professionisti lascia l’amaro in bocca. Tra di loro ci sono due ragazzi che hanno la NBA scritta nel loro destino: Federico Buffa e Flavio Tranquillo.
Con Luca Chiabotti, partecipano a questa puntata: Dino Meneghin (vincitore di 12 scudetti e 7 titoli continentali, con Varese e Milano), Sandro Gamba (10 scudetti vinti da giocatore, 5 come allenatore, 2 coppe Campioni e un oro europeo), Dan Peterson (celebre tecnico di Virtus Bologna e Milano, ma soprattutto l’uomo della Provvidenza del basket NBA in Italia), Dario Colombo, Federico Buffa e Flavio Tranquillo.
Negli anni Sessanta, Milano è la città che accoglie la prima, grande stella del basket americano vista in Italia (Bill Bradley, l’artefice della coppa dei Campioni vinta dal Simmenthal nel ’66) e dove è perfino possibile incrociare sul campetto della Social Osa il più grande realizzatore della storia della NBA (Lew Alcindor, che sarebbe poi diventato Kareem Abdul Jabbar), venuto in vacanza in Italia. Per i tanti appassionati milanesi anche altre due primizie assolute: il primo filmato a colori di una sfida tra Oscar Robertson e Bill Russell, e il debutto di una super squadra di professionisti americani guidata da Nate Thurmond e Hal Greer.
A raccontarlo, con Luca Chiabotti, ci sono Valerio Bianchini (vincitore di due coppe Campioni e tre scudetti con tre squadre diverse), Toto Bulgheroni (ex proprietario della Pallacanestro Varese che nel 1999 ha conquistato lo scudetto della stella) e Franco Casalini (ex storico vice di Dan Peterson e poi capo allenatore dell’Olimpia Milano che conquistò scudetto e coppa dei Campioni).
Tutto comincia molto prima che Andrea Bargnani sia la prima scelta assoluta in un draft (la selezione dei giocatori appena usciti dai college americani o quelli internazionali dichiaratisi eleggibili) e che Marco Belinelli diventi il primo giocatore italiano a vincere il titolo NBA. È una calda di notte d’estate, a Milano, e gli Harlem Globetrotters richiamano grandi folle portando luci, maglie variopinte, virtuosismi tecnici e i primi tabelloni trasparenti mai visti in Europa: nulla nel basket e nello sport italiano sarebbe più stato come prima.
Passano pochi anni e il Borletti sfida, sempre a Milano, i campioni NBA di Syracuse: è il primo vero contatto con la mitica lega professionistica americana, una partita storica di cui nessuno sa nulla. Fino a oggi.
In questa prima puntata, Luca Chiabotti riscopre statistiche, articoli e testimonianze dell’epoca per raccontare quello che è stato l’inizio della lunga (e non sempre facile) storia dei rapporti tra la pallacanestro italiana e la NBA. Con lui, ci sono Sandro Gamba e Dan Peterson, l’uomo che ha reso popolare il basket professionistico americano nel nostro Paese.