Stiamo vivendo un momento di transizione profonda e, per questo drammatica, soprattutto nei suoi risvolti sociali e ambientali. La pandemia ha indotto e più spesso imposto un cambiamento di alcuni elementi base della civiltà occidentale che coinvolgono la relazione tra individui e comunità, a cominciare dall’uso degli spazi nelle nostre case. È una prospettiva molto eccitante per l’architettura e per la nostra cultura in generale, ma anche una grande responsabilità.
Dopo aver analizzato in questa serie tanti aspetti – dalle abitazioni ibride e flessibili al recupero dei borghi spopolati – nell’ultimo episodio cerchiamo di capire quanto gli ultimi due anni hanno influito sull’idea di progetto e sull’uso degli spazi pubblici e privati. A partire dal rapporto con l’ambiente circostante.
«Io credo che oggi sia un imperativo cercare nuove forme per integrare naturale e artificiale», dice Carlo Ratti, direttore del Senseable Lab del MIT di Boston e uno dei progettisti italiani più noti a livello internazionale. Insieme a lui intervengono in questo ultimo episodio della serie: Maria Claudia Clemente, che si occuperà della copertura della pavimentazione del Colosseo dopo aver ideato il Centro Espositivo MAST a Bologna, e Michela Bassanelli, curatrice di due importanti raccolte di saggi sull’abitare dopo il Covid.
Tutti gli episodi
1. “The New Normal”, la nuova normalità
La pandemia ha cambiato la nostra percezione della casa: prima rifugio, poi prigione; fortezza e caverna. Un luogo in cui abbiamo dovuto sperimentare nuove forme di sopravvivenza e di convivenza, di creatività e capacità di adattamento. Ecco perché..
2. Il corpo, i sensi e la scoperta della cucina
Nei mesi scorsi la casa è stata il luogo in cui i sensi hanno potuto essere accolti e ampliati al riparo dal rumore e dalla paura delle città. Il Covid-19, però, li ha colpiti per primi: uno dei sintomi più evidenti della malattia, infatti, è stata la perdita dell’olfatto
3. Balconi, terrazzi, giardini: la ricerca del verde
«Durante il secondo lockdown», racconta il cantautore Motta, «con mia moglie (l’attrice Carolina Crescentini) abbiamo deciso di trasferirci per un mese in campagna a Sacrofano, a 40 minuti da Roma. Dovevamo stare lì un mese, alla fine siamo rimasti sei mesi». E Motta non è il solo.
4. L’ufficio in soggiorno e un divano in ufficio
Tra aprile e novembre del 2021, un milione 195.875 italiani si sono dimessi volontariamente: il 23% in più rispetto ai tempi pre-Covid e soprattutto nella fascia d’età tra i 26 e i 35 anni. Sono queste le dimensioni del fenomeno delle “grandi dimissioni” che sta sconvolgendo il mondo del lavoro
5. Cambio casa, cambio città. Torno a casa
Le aree interne e i piccoli borghi rappresentano il 60% del territorio italiano. Vere ricchezze, che però, a partire dagli anni del boom economico, hanno vissuto un progressivo spopolamento.
6. Milano e le periferie
Irrequieta, cannibale, contraddittoria e amante del futuro. Milano ha fatto della modernità la sua cifra. Anche troppo, nel senso che corre a una velocità impressionante, lasciando indietro chi corre a una velocità diversa. Tanto che le richieste di misure di sostegno, cioè reddito e pensione di cittadinanza..
7. La casa è un palcoscenico
Durante il lockdown, quando “Zoom” è diventata una delle parole più pronunciate al mondo, in soggiorno o in un angolo della cucina abbiamo allestito un vero e proprio set nel quale metterci in scena nelle relazioni con il mondo esterno. Abbiamo scelto gli sfondi, i colori, le luci, perfino i
8. Il co-working è la nuova piazza
«Saranno luoghi dove andare a incontrare persone, costruire relazioni, stimolare idee e progetti», dice Davide Dattoli, co-fondatore di uno degli spazi di condivisione del lavoro più famosi al mondo, Talent Garden. E saranno soprattutto network aperti, che dialogheranno con i quartieri che li circondano..
9. Convivere, coabitare, condividere
Vicini di strada, di casa e di vita. Si incontrano online e ora di nuovo dal vivo, condividendo alcuni valori fondamentali: partecipazione, inclusione sociale e gratuità. Sono i membri delle social street – come quella del quartiere NoLo a Milano, la più famosa del momento..
1. “The New Normal”, la nuova normalità
La pandemia ha cambiato la nostra percezione della casa: prima rifugio, poi prigione; fortezza e caverna. Un luogo in cui abbiamo dovuto sperimentare nuove forme di sopravvivenza e di convivenza, di creatività e capacità di adattamento. Ecco perché..
2. Il corpo, i sensi e la scoperta della cucina
Nei mesi scorsi la casa è stata il luogo in cui i sensi hanno potuto essere accolti e ampliati al riparo dal rumore e dalla paura delle città. Il Covid-19, però, li ha colpiti per primi: uno dei sintomi più evidenti della malattia, infatti, è stata la perdita dell’olfatto
3. Balconi, terrazzi, giardini: la ricerca del verde
«Durante il secondo lockdown», racconta il cantautore Motta, «con mia moglie (l’attrice Carolina Crescentini) abbiamo deciso di trasferirci per un mese in campagna a Sacrofano, a 40 minuti da Roma. Dovevamo stare lì un mese, alla fine siamo rimasti sei mesi». E Motta non è il solo.
4. L’ufficio in soggiorno e un divano in ufficio
Tra aprile e novembre del 2021, un milione 195.875 italiani si sono dimessi volontariamente: il 23% in più rispetto ai tempi pre-Covid e soprattutto nella fascia d’età tra i 26 e i 35 anni. Sono queste le dimensioni del fenomeno delle “grandi dimissioni” che sta sconvolgendo il mondo del lavoro
5. Cambio casa, cambio città. Torno a casa
Le aree interne e i piccoli borghi rappresentano il 60% del territorio italiano. Vere ricchezze, che però, a partire dagli anni del boom economico, hanno vissuto un progressivo spopolamento.
6. Milano e le periferie
Irrequieta, cannibale, contraddittoria e amante del futuro. Milano ha fatto della modernità la sua cifra. Anche troppo, nel senso che corre a una velocità impressionante, lasciando indietro chi corre a una velocità diversa. Tanto che le richieste di misure di sostegno, cioè reddito e pensione di cittadinanza..
7. La casa è un palcoscenico
Durante il lockdown, quando “Zoom” è diventata una delle parole più pronunciate al mondo, in soggiorno o in un angolo della cucina abbiamo allestito un vero e proprio set nel quale metterci in scena nelle relazioni con il mondo esterno. Abbiamo scelto gli sfondi, i colori, le luci, perfino i
8. Il co-working è la nuova piazza
«Saranno luoghi dove andare a incontrare persone, costruire relazioni, stimolare idee e progetti», dice Davide Dattoli, co-fondatore di uno degli spazi di condivisione del lavoro più famosi al mondo, Talent Garden. E saranno soprattutto network aperti, che dialogheranno con i quartieri che li circondano..
9. Convivere, coabitare, condividere
Vicini di strada, di casa e di vita. Si incontrano online e ora di nuovo dal vivo, condividendo alcuni valori fondamentali: partecipazione, inclusione sociale e gratuità. Sono i membri delle social street – come quella del quartiere NoLo a Milano, la più famosa del momento..