E02. Il corpo, i sensi e la scoperta della cucina
Nei mesi scorsi la casa è stata il luogo in cui i sensi hanno potuto essere accolti e ampliati al riparo dal rumore e dalla paura delle città. Il Covid-19, però, li ha colpiti per primi: uno dei sintomi più evidenti della malattia, infatti, è stata la perdita dell’olfatto, anche se – come racconta Anna D’Errico, neuroscienziata e divulgatrice scientifica – è una condizione regolarmente presente nella popolazione molto più spesso di quanto si creda.
In generale, la pandemia ci ha fatto scoprire di avere un corpo: abbiamo subìto un calo dell’attività sessuale, dormito peggio, digrignato di più i denti e perso l’abitudine con alcuni odori naturali. In compenso, sono esplose le app per monitorare il movimento e soprattutto le vendite di elettrodomestici. Perché, invasi gli altri ambienti da connessioni e computer perennemente accesi, al centro della nostra vita intima è rimasto lo spazio alchemico per eccellenza: la cucina.
«Dalla casa di domani ci aspettiamo non solo che sia accogliente, ma che abbia tutto!», dice la ventunenne rapper Big Mama, studentessa al terzo anno di Urbanistica, che in questo episodio racconta di aver dovuto affrontare durante la pandemia la sfida più impegnativa della sua vita, legata proprio al corpo. Ma dovrà anche essere una casa in grado di proteggerci da contatti pericolosi: un luogo touchless, da contatti pericolosi: una casa touchless, con bagni hi-tech, rubinetti intelligenti e specchi che fungono da data-center, grazie al riconoscimento facciale, e piena di oggetti fatti con materiali ferrosi come l’ottone e il rame, dalle proprietà antibatteriche. Ne parliamo con Anna Barbara, docente del Dipartimento di Design del Politecnico di Milano che da anni studia il rapporto tra progettazione e sensi.
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Ecco la trascrizione integrale del secondo episodio.
[BIG MAMA]
Durante il primo lockdown io ho iniziato per la prima volta nella mia vita, a prendermi davvero cura di me stessa. Ho iniziato ad accettarmi, ho iniziato ad amarmi come non avevo mai fatto prima, perché ero troppo spaventata dal farlo: amare un corpo diverso dagli altri è comunque una bella presa di posizione, che io da ragazzina non riuscivo ad avere. Ho perso peso, ho perso molti chili, facevo palestra, mangiavo bene, finalmente mi stavo relazionando al mio corpo come il mio corpo si meritava di essere trattato.
CARLO ANNESE
Per BigMama, il corpo è una parte importante della propria espressione artistica. Il suo vero nome è Marianna Mammone, ha 21 anni ed è una rapper entrata nel Radar Italia di Spotify che si batte per la body positivity. La sua storia, però, non finisce qui, perché…
[BIG MAMA]
… il problema è che poi, a cavallo tra un lockdown e un altro, ho scoperto che questa, diciamo perdita di chili, di massa – cioè si parla comunque di tanti chili – era dovuta sì dal fatto che io avessi iniziato a mangiare di meno, fare palestra, ma era legata soprattutto al fatto che un linfoma si stava sviluppando all’interno del mio corpo, e quindi uno dei primi sintomi è la perdita di peso. E da lì è iniziata poi la seconda fase del lockdown, che per me ovviamente è stato distruttivo.
CARLO ANNESE
A quel punto, Marianna, che studia al terzo anno di Urbanistica al Politecnico di Milano, è tornata a casa, in provincia di Avellino. Ha dovuto fare sei cicli di chemioterapia che le hanno fatto cambiare, inevitabilmente, il rapporto con sé stessa e migliorare quello con la sua famiglia, dalla quale si era allontanata per studiare e seguire il sogno della musica.
[BIG MAMA]
Mi sono completamente distaccata dal mio corpo. Io non mi accettavo più, io vedevo che ero cambiata, ho preso molti chili tramite il cortisone delle cure, tramite il fatto che, a causa del Covid, io da immunodepressa non potevo assolutamente uscire di casa. Quindi sono stata chiusa in casa per sei-sette mesi, in realtà quasi otto, e quindi è cambiato tutto.
LUCA MOLINARI
La casa è tornata a essere il fortino ultimo, unito alla chiara sensazione che la pandemia non può essere lasciata fuori, visto che chiunque potrebbe essere un portatore sano e inconsapevole.
In generale, potremmo guardare alla casa come al luogo in cui i sensi possono essere accolti e ampliarsi al riparo dal rumore della città. Un porto sicuro, privato, esclusivo, in cui i sensi e le emozioni più segrete vengono accolte e prendono corpo, creando uno strano e potente cortocircuito tra oggetti, spazi e condizione interiore in cui tutto si confonde. La casa è anche un luogo popolato di oggetti che raccontano della nostra vita e che si animano in relazione con le nostre azioni minute e quotidiane. Si tratta di un immenso e instabile paesaggio domestico che vive e muta con noi in maniera impercettibile e di cui tutti ci accorgiamo solo nei giorni di grandi pulizie o degli odiati traslochi.
CARLO ANNESE
In questo episodio, quindi, parleremo di corpi, di oggetti e di sensi. Soprattutto dei sensi che qualcuno ha perso o magari ha riscoperto. Per capire come potremo vivere quando tutto questo sarà alle spalle. Io sono Carlo Annese…
LUCA MOLINARI
E io sono Luca Molinari…
CARLO ANNESE
… E questo è Le case di domani, come vivremo e dove abiteremo, dopo il Covid, un podcast prodotto da Piano P con il sostegno di Gibus – pergole e tende per vivere alla luce del sole.
[SIGLA INTRO]
LUCA MOLINARI
C’è un aneddoto che riguarda John Cage, il grande compositore americano. Anni fa, affascinato dal silenzio assoluto e dalla sua materializzazione, Cage viene a sapere che la Nasa ha creato uno spazio in cui sarebbe stato possibile vivere l’esperienza dell’assenza completa di rumore. Il musicista viene invitato a Houston a provare questo ambiente così innovativo, una grande stanza completamente bianca, foderata da tessuti dalla tecnologia sofisticata. Cage si concentra per vivere questa esperienza unica, ma subito contatta il tecnico collegato all’esterno lamentando la presenza di un rumore di fondo, uno strano buzzz che non scompare. Il tecnico risponde dicendo che l’unica possibilità di non sentire alcun suono è quella di essere morto, perché i suoni che percepisce derivano dalle vibrazioni del suo cervello!
La condizione del vuoto assoluto amplifica all’infinito i nostri suoni interiori, li distorce e li fa emergere con più forza e questo è quello che è avvenuto in maniera inattesa a milioni di persone chiuse, inaspettatamente, nel vuoto delle proprie case.
[BARBARA]
Sicuramente con la pandemia noi abbiamo capito di avere un corpo, che sembra un po’ strano che uno aspetti un momento così drammatico per accorgersene.
CARLO ANNESE
Anna Barbara è una docente del Dipartimento di Design del Politecnico di Milano. Da anni studia il rapporto tra progettazione e sensi.
[BARBARA]
La pandemia è stata per noi una scoperta di quanto bisogno abbiamo anche di muoverci. Proprio sotto la pandemia, le app legate al movimento sono schizzate in alto: cioè tutti vogliono, non solo monitorarsi, ma monitorare anche quanto si muovono, quanto camminano negli spazi, quanto percepiscono alcune cose. Ma anche il fatto di tenere delle mascherine così a lungo ci ha fatto scoprire – quando le togliamo per l’appunto – che il mondo che ci circonda è pieno di odori. E questo diciamo delta improvviso ci ha fatto pensare a lungo a quanto l’aria sia importante. Noi stiamo lanciando un master professionalizzante proprio dedicato a dei designer, che si chiamerà proprio Master of Olfactive Design, che è proprio rivolto all’idea di progettare l’aria. Quindi non gli odori, ma progettare le qualità dell’aria, che sono una sorta di architettura invisibile all’interno degli spazi, di cui c’è assolutamente bisogno.
CARLO ANNESE
Del resto, uno dei primi sintomi evidenti del Covid-19 è stata la perdita dell’olfatto. Che, come spiega Anna D’Errico, neuroscienziata e divulgatrice scientifica, ha un nome preciso.
[D’ERRICO]
Si chiama anosmia ed è una condizione che, in realtà, è presente nella popolazione molto più spesso di quanto si credesse. Circa il 5-10 per cento della popolazione, già diciamo in situazioni non pandemiche, hanno alterazioni dell’olfatto, che vanno dalla incapacità totale di sentire gli odori, ad altre alterazioni chiamate parosmie: ossia gli odori vengono percepiti in modo alterato, diverso dal solito Per esempio, il caffè sa di metallico, sa di bruciato; un fiore può iniziare a sentire di soffritto, addirittura. Si hanno episodi veramente particolari, che ovviamente destabilizzano la persona e la propria percezione della realtà.
CARLO ANNESE
Anna D’Errico, che si definisce neurosmellist e vive in Germania, nei mesi scorsi ha pubblicato un libro che si intitola Profumo di niente. In un capitolo racconta, tra l’altro, in che modo la perdita dell’olfatto può incidere sulle nostre attività più intime: quella sessuale, innanzitutto.
[D’ERRICO]
Con il sesso l’odore si amplifica, in un certo senso. Ognuno di noi ha un odore corporeo individuale che è un po’ come un’impronta digitale, e come questo si unisca all’attrazione verso l’odore dell’altro influisce molto poi proprio nel contesto intimo. Noi impariamo ad amare e ad essere attratti dall’odore, e quindi “dalla chimica” – si parla per questo – dell’altra persona. Per cui, nel momento in cui l’odore sparisce perché non lo percepiamo più, avviene una disconnessione su due fronti: uno è quello nella relazione con l’altro, appunto, perché non percepiamo l’odore, quindi ci viene a mancare questo senso – di nuovo – anche di familiarità, di abitudine, e che porta anche eccitamento, e dall’altro non percepiamo il nostro odore. E non percepire il proprio odore porta anche a un senso di insicurezza, di discomfort.
LUCA MOLINARI
Eros, divinità delegata alla scoperta dell’altro, del mistero fuori da noi, dell’ambiguità di un incontro inatteso, sembra essere stato bandito nei mesi scorsi dalle nostre vite. Per i motivi di cui parlava Anna D’Errico, ma soprattutto in quanto prodotto della nostra assente vita sociale.
CARLO ANNESE
Lo dice anche uno studio condotto dall’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” su 6.000 persone di età compresa tra 18 e 74 anni: oltre un terzo degli intervistati ha riferito di un calo del 27% dell’attività sessuale rispetto ai periodi pre-pandemia, sia tra soggetti conviventi sia tra non conviventi. Secondo un altro sondaggio, condotto in Gran Bretagna dal quotidiano Guardian, la pandemia ha determinato in molti casi cambiamenti significativi e duraturi, a cominciare da una minore inclinazione al sesso occasionale con persone sconosciute.
LUCA MOLINARI
Per mesi, l’intimità fragile della camera da letto è stata nascosta gelosamente alle videocamere dei computer e lo stesso è avvenuto con il bagno. È prevalsa una privacy estrema, assoluta, un ritorno a un pudore antico che pensavamo fosse superato, che ha annullato ogni sorta di tensione vitale verso gli altri, considerati un potenziale pericolo per la nostra incolumità sanitaria, generando un cortocircuito traumatico con cui faremo tutti i conti negli anni a venire.
CARLO
In quelle camere da letto abbiamo cercato faticosamente di dormire, senza riuscirci sempre. Simona Cortopassi, che fa la sleep coach (l’allenatrice del sonno) a gennaio del 2022 ha raccontato al sito Linkiesta che molti milanesi – già vittime di un forte inquinamento acustico – durante la quarantena hanno subìto un cambiamento del ritmo sonno-sveglia: l’orario di addormentamento e quello di risveglio sono stati ritardati rispetto alle abitudini pre-lockdown; le paure per la situazione generale si sono tradotte in un aumento del tempo trascorso a letto, ma anche in una qualità percepita del sonno decisamente peggiore. Leggevo sul quotidiano britannico Guardian che il 71% di circa 2.300 dentisti americani hanno riportato un aumento considerevole tra i loro pazienti del bruxismo…
LUCA MOLINARI
Cioè quando si digrignano i denti…
CARLO ANNESE
Esatto, ma la sensazione diffusa è che certi tarli psicologici – la paura, la diffidenza – ci accompagneranno a lungo.
LUCA MOLINARI
È probabile. Magari, però, ci porterà di nuovo a occuparci un po’ del nostro benessere personale. Il titolare di un’azienda molto famosa per gli arredi di pregio mi ha raccontato che molti clienti facoltosi stanno chiedendo di realizzare nelle proprie abitazioni saune, bagni turchi, palestre (ovviamente più grandi di quella scorrevole di cui Gary Chang ci ha parlato nel primo episodio) e anche studi medici attrezzati per una mini-terapia intensiva domestica. Al riparo dagli occhi e dal respiro altrui.
CARLO ANNESE
A proposito, giorni fa ho trovato su Amazon un oggetto che mi sembra un po’ il simbolo di tutto questo: un apriporta senza contatto. È un gancio lungo una decina di centimetri; costa 5,33 euro; serve per tirare le maniglie di porte e cassetti, e anche per premere i pulsanti dell’ascensore. Del resto, una delle parole chiave degli ultimi mesi è touchless: al Cersaie 2021, la fiera della ceramica, tra bagni doppi, minimali o bagno che inglobano il soggiorno, sono state presentate toilette hi-tech con rubinetti intelligenti e specchi che fungono da data center, grazie al riconoscimento facciale; mentre il presidente della Associazione di Metallurgia esaltava le proprietà antibatteriche di metalli non ferrosi come l’ottone e il rame. Ma non toccare più niente è una prospettiva realistica o è solo folklore?
[BARBARA]
È fobia.
CARLO ANNESE
Questa è di nuovo la professoressa Barbara.
[BARBARA]
È una tattofobia, secondo me. È figlia, chiaramente, di una pandemia, ma non ha futuro. Nel senso che il tatto è il nostro senso più esteso: quasi il 70, l’80 per cento delle parole che noi utilizziamo hanno radice tattile. Il gusto è più tatto che sapore: la consistenza, la liquidità… Quando noi diciamo una cosa non ci piace prevalentemente le prime 5-10 parole che utilizziamo per spiegare perché una cosa non ci piace, in termini di gusto, sono parole che hanno a che fare con la consistenza, con la temperatura, quindi non hanno niente a che fare con la natura chimica del gusto. E quindi dubito che noi rinunceremo a questo arricchimento semantico di esperienza che il tatto ci restituisce.
LUCA MOLINARI
A tutto ciò di cui abbiamo parlato in questo episodio abbiamo reagito soprattutto indagando le attività domestiche di maggiore soddisfazione sensoriale e affettiva. Non è un caso che ci sia stato un boom delle attività di giardinaggio, dell’acquisto di animali domestici, di accessi a siti porno, dell’acquisto compulsivo di sextoys, oltre che di macchinari per impastare, lavorare, cuocere a temperature controllate. Invasi gli altri spazi da connessioni e computer perennemente accesi, è rimasto lo spazio alchemico per eccellenza: la cucina. Quel «luogo un po’ misterioso, dove in realtà si preparano gli ingredienti per una specie di sacra rappresentazione, per un rituale che si ripete ogni giorno e che riguarda la continuazione e insieme il consumo dell’esistenza e, insieme, la continua conferma della nostra precarietà», come ci racconta Ettore Sottsass in un suo fulminante, breve testo.
[BIG MAMA]
Tutti abbiamo iniziato a vivere la casa in modo assolutamente diverso da prima.
CARLO ANNESE
Questa è di nuovo Marianna Mammone, la rapper Big Mama.
[BIG MAMA]
Tutti hanno iniziato a prendersi più cura della propria casa, tutti abbiamo comprato elettrodomestici nuovi. Tutte le persone che conosco hanno iniziato ad investire anche molti soldi sulla propria casa, e le persone che conosco… stiamo parlando comunque di un range d’età che va dai 18 ai 25-26, non è che stiamo parlando di signore che si prendono la Kenwood, il Bimbi. Stiamo parlando di ragazzi che iniziano ad allestirsi le case perché capiscono che quello è lo spazio che devono vivere, quindi cercano di renderlo più piacevole possibile. Ed è proprio questo che in realtà mi aspetto dalle case future: è una casa che non solo è accogliente, ma che abbia tutto.
LUCA MOLINARI
In questa cucina sempre più meccanizzata e connessa, come dice Marianna, possiamo ancora sporcarci e giocare, sperimentare e sentire il tempo che passa lento e necessario per produrre un pasto che è nutrimento ma anche piacere comune. In quel luogo ritroviamo le memorie familiari e quelle fragranze sensoriali che ci raccontano ancora chi siamo.
CARLO ANNESE
E magari possiamo ritrovare anche qualche odore di cui abbiamo perso l’abitudine, essendo rimasti chiusi in casa o continuando a indossare le mascherine. Anche se Anna D’Errico preferisce che si parli, piuttosto, di “appiattimento dell’odore”.
[D’ERRICO]
Perdere l’abitudine, in realtà, è soprattutto un perdere l’abitudine a osservare, a fermarsi e ad annusare il mondo, per cui è un cambio soprattutto di questo tipo e forse una maggiore consapevolezza nell’esplorazione, anche sensoriale, del mondo intorno a noi ci può invece riportare a riconnetterci insomma, all’ambiente e anche aiutarci poi a valutare alcuni problemi, perché il problema appunto dell’inquinamento per esempio può passare anche attraverso una percezione più consapevole di cosa respiriamo e anche degli odori che respiriamo. E così anche il ritorno diciamo alla, alla natura o a odori che definiamo più naturali, come sono quelli appunto delle erbe aromatiche o del verde, in generale.
CARLO ANNESE
E proprio di questo – della ricerca di un nuovo rapporto con la natura, di un equilibrio più sano tra spazi interni e spazi esterni, e dunque di ambiente, alberi e sostenibilità – parleremo nel prossimo episodio. Perché anche una grande emergenza può diventare un’opportunità.
A presto.
[SIGLA FINALE]
Le case di domani è un podcast di Carlo Annese e Luca Molinari, prodotto da Piano P, con il sostegno di Gibus – pergola e tende per vivere alla luce del sole. Editing audio di Giulia Pacchiarini, montaggio di Giacomo Vaghi, ha collaborato ai testi Cristina d’Antonio.