Quando si vuol provare a ricostruire qualcosa, bisogna partire dalle fondamenta. Nel mio caso, da una palestra che è un’istituzione: la NapoliBoxe. A guidarla è Lino Silvestri, erede di Geppino Silvestri, maestro di campioni come Patrizio Oliva e a sua volta tra i primi cani violenti.
Lino mi racconta che nella Napoli del dopoguerra il padre e tanti ragazzi venivano assoldati per una bistecca e un po’ di cioccolato per dei match sulle portaerei americane. Sfide senza regole, sotto gli occhi degli ammiragli. Qualcosa di simile si è ripetuto nei primi Anni 90, e un altro fantasma del mio passato ne è stato protagonista. Lo incontro in una palestra-bunker, aperta nonostante i divieti per il Covid. Ha le orecchie smangiate, il naso rotto e una cicatrice sulla guancia destra. Mi parla degli incontri organizzati dalla camorra al quartiere Maddalena, a Napoli, e di una telefonata da parte di un clan a cui non ha potuto dire di no.
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