È un principio che si applica più o meno dappertutto, ma per qualche strano motivo nelle vicende dei cambiamenti climatici l’onere del risarcimento sembra che non valga. Sulla base dei dati scientifici, le grandi compagnie petrolifere dovrebbero compensare le vittime degli impatti climatici, ripulire il proprio business e quindi smettere di contribuire in modo così massiccio alla crisi climatica. La realtà è che non sono obbligate a fare nulla di tutto questo. E quando lo fanno, lo fanno in modo del tutto volontario. 

Serve un cambiamento radicale, che può essere imposto solo dai governi, ma con il sostegno di altri agenti e di iniziative mirate. Come le cause legali sul clima, che stanno rapidamente aumentando in tutto il mondo, Italia compresa, e la pressione perché le compagnie fossili attuino una reale decarbonizzazione e non si nascondano dietro un impegno per le emissioni nette zero che spesso è solo di facciata.

Ne abbiamo parlato in questo ultimo episodio della serie con Verona Dini, avvocata esperta in contenzioso climatico, e Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia

Tutti gli episodi

1. Il petrolio è dappertutto

I vestiti, i mobili, i computer, gli smartphone, i dentifrici, i rossetti: qualsiasi cosa è un prodotto del petrolio, sia pure indiretto. Il petrolio è la fonte primaria di energia, il principale carburante dell’economia globale, la risorsa più importante del mondo, con effetti drammatici sul clima.

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2. Sapevano tutto, ma non hanno fatto niente

Da almeno quarant’anni, alcune delle più grandi compagnie petrolifere al mondo sanno che le loro attività sono alla base dei cambiamenti climatici. Addirittura nel 1959 lo scienziato Edward Teller (il padre della bomba atomica) fu invitato a un convegno per il centenario dell’American Petroleum..

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3. Il negazionismo climatico

Esiste una probabilità su un milione che i cambiamenti climatici non siano causati dalle attività umane, la stessa certezza scientifica dell’esistenza della cosiddetta particella di Dio, il bosone di Higgs. Perché, allora, questa verità viene ancora oggi negata? Perché molte persone hanno ancora dubbi sulle cause dei cambiamenti climatici?

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4. Scendiamo in piazza per il clima

Da qualche anno – la prima manifestazione risale all’autunno del 2018 – il dibattito sui cambiamenti climatici ha trovato nuovi protagonisti nei gruppi di attivisti: giovani, competenti, appassionati e anche molto coreografici, come i ragazzi di Fridays for Future ed Extinction Rebellion..

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1. Il petrolio è dappertutto

I vestiti, i mobili, i computer, gli smartphone, i dentifrici, i rossetti: qualsiasi cosa è un prodotto del petrolio, sia pure indiretto. Il petrolio è la fonte primaria di energia, il principale carburante dell’economia globale, la risorsa più importante del mondo, con effetti drammatici sul clima.

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2. Sapevano tutto, ma non hanno fatto niente

Da almeno quarant’anni, alcune delle più grandi compagnie petrolifere al mondo sanno che le loro attività sono alla base dei cambiamenti climatici. Addirittura nel 1959 lo scienziato Edward Teller (il padre della bomba atomica) fu invitato a un convegno per il centenario dell’American Petroleum..

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3. Il negazionismo climatico

Esiste una probabilità su un milione che i cambiamenti climatici non siano causati dalle attività umane, la stessa certezza scientifica dell’esistenza della cosiddetta particella di Dio, il bosone di Higgs. Perché, allora, questa verità viene ancora oggi negata? Perché molte persone hanno ancora dubbi sulle cause dei cambiamenti climatici?

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4. Scendiamo in piazza per il clima

Da qualche anno – la prima manifestazione risale all’autunno del 2018 – il dibattito sui cambiamenti climatici ha trovato nuovi protagonisti nei gruppi di attivisti: giovani, competenti, appassionati e anche molto coreografici, come i ragazzi di Fridays for Future ed Extinction Rebellion..

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